Giulio Pirovano Uniti nella diversità L’Europa sulla scena del mondo 3
lezione 3
resistenza
Perché un sacrario della prima guerra mondiale per iniziare a parlare di Resistenza?
Perché è dopo Caporetto che nell’esercito italiano, tra i fanti che è nata questa volontà. Non semplicemente una parola d’ordine o un motivo della propaganda, ma un valore sentito. Sentito da uomini che su molte cose la potevano pensare in modo diverso, ma che erano d’accordo sul fatto di RESISTERE innanzi all’esercito nemico.
Qui vediamo un esempio di propaganda fascista: il colmo della falsità. Olio di ricino. Prima, durante, dopo la cura e il comunista o il socialista diventa fascista, da compagno a camerata. Questa propaganda è falsa perché non tutti quelli che subivano queste violenze poi passavano dall’altra parte e, inoltre, perché non tutti gli oppositori erano socialisti o comunisti.
Gli oppositori al fascismo sono stati molti e molti hanno pagato con la propria vita il fatto di avere maturato convinzioni diverse o antagoniste rispetto a quelle dei fascisti, nello stesso periodo di tempo in cui si stava formando il partito fascista. Nel 1919 nasce il Partito Popolare di don Sturzo, nel 1921 al Congresso di Livorno una pattuglia di Socialisti si stacca da quel partito e va a fondare il Partito Comunista Italiano. Non bisogna poi dimenticare i Liberali che pur non arrivando a costituire nuovi movimenti politici, sono una realtà ben presente nel paese.
Qui vediamo di ricordare solo alcuni nomi: Gramsci, Capitini, Croce, Calogero, Gobetti. Sono tutti nomi di grande rilievo che rappresentano diverse anime dell’opposizione al fascismo. Angelo Tasca in Nascita ed avvento del fascimo edito dalla Universale Laterza ricorda gli episodi di violenza a volte estrema come quelli di Firenze (oppositori al fascismo che furono fatti annegare nell’Arno dopo aver avuto le mani mozzate perché cercavano di rimanere aggrappati alla balaustra del ponte su cui si trovavano).
Altro storico attento e di grande rilevanza di questo periodo tribolato è Salvatorelli Mira con la sua Storia d’Italia nel periodo fascista edito negli Oscar Mondadori che ad esempio fornisce molti dettagli sulla vita degli undici professori universitari che rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo.
Undici! Ma non dicevamo prima che gli oppositori sono stati molti? Sì: non tutti erano professori universitari.
La successiva videata è dedicata agli oppositori del nazismo. Graf Helmuth, Elisabeth Schumacher, Arvid Harnack, Sophie Scholl, Harro Schulze-Boysen sono alcune donne e uomini tedeschi che hanno pagato con la vita la loro lotta contro il nazismo. Sono ciascuno un rappresentante di una realtà associativa (la Rosa Bianca, nonché il Circolo di Kreisau – Kreisauer Kreis – particolarmente importante per la elaborazione teorica che vi si compì, la più completa relativa all’idea di Unione Europea.).
La Resistenza è stato un fatto che riguarda tutti i paesi in cui si è vissuta l’occupazione nazista, qui ricordiamo solo quella francese e quella italiana, ma per ognuno dei paesi occupati c’è una storia della Resistenza.
Anche i militari e alcuni capi del servizio segreto tedesco hanno cercato di reagire alla croce uncinata e alla pazzia (?) di Hitler: l’immagine che vi presento è relativa a un incontro avvenuto tra Hitler e Mussolini poco dopo l’attentato ordito dal servizio segreto tedesco che, nelle intenzioni degli autori, avrebbe dovuto eliminare anche Mussolini, il quale non fu presente semplicemente per un guasto al treno che avrebbe dovuto portarlo a destinazione in tempo per la riunione programmata. Era il 20 luglio 1944.
guerra
La seconda guerra mondiale come ben sapete non si è combattuta solo in Europa, ma in Europa c’era uno dei centri della guerra e nella fase iniziale, fino al 1944 le forze naziste e fasciste dominavano l’Europa continentale: la successione delle carte ci serve appunto a fissare questo fatto. Al 6 giugno 1944 solo l’Italia meridionale era ormai liberata dalla occupazione nazista. Possiamo pertanto ben dire che è stato l’ultimo anno di guerra quello decisivo.
Le immagini successive sono semplicemente a ricordare alcuni momenti che possono essere simboli di tutto quello che è successo. Un borghese legge il Giornale d’Italia in cui si annuncia a tutta pagina l’inizio della guerra italiana contro la Francia e contro l’Inghilterra. Cioè contro i paesi che fino all’avventura in Etiopia erano stati sodali dell’Italia nel garantire l’equilibrio europeo nel contesto della Società delle Nazioni. Il ghetto di Varsavia: questa è una immagine famosa e riassume tutta la vicenda di sofferenza tragica di milioni di uomini.. I tre grandi a Yalta. Anche questa immagine evoca qualcosa di enorme importanza per capire quello che succederà … dopo. A Yalta si ratificarono accordi proposti da Churchill (dopo lunghe discussioni con gli americani) in precedenti occasioni. La bomba atomica. Non è solo la fine della guerra e l’inizio della pace ma qualcosa di più e di diverso. Possiamo dire che il fatto di aver usato la bomba atomica su due città giapponesi per indurre il Giappone ad una resa immediata e incondizionata ha posto tutto il mondo davanti a qualcosa di fronte a cui impallidiva anche la più terribile delle esperienze tragiche di questa seconda guerra, e che, inoltre determinava equilibrii strategici, sociali, economici, in una parola politici prima impensabili anche da parte americana. Gli americani avevano una tradizione isolazionista (l’America agli Americani) che ormai era diventata impresentabile. Possiamo considerare la bomba atomica il più potente fattore di globalizzazione: è l'affermazione definitiva della rivoluzione industriale come fattore determinante la vita delle nazioni e degli stati. La preparazione della guerra dal punto di vista industriale aveva significato ad esempio 235.000 aerei USA contro i 75.000 della Germania, 35.000 del Giappone, ... 11.700 dell'Italia (Giulio Lazzati, I soliti quattro gatti, ed. Mursia). Si costruisce e si distrugge, si costruisce per distruggere.
I cimiteri di guerra riprendono il tema importante del significato di tutto questo: quanti giovani in quelle tombe! Sono morti per la libertà: la libertà di altri, quindi per l’idea di libertà che andava difesa anche a costo della propria vita. Quei giovani non potevano non sapere di andare probabilmente a morire, e sono andati incontro alla morte. Per chi di noi è figlio del dopoguerra queste tombe devono avere un significato: un richiamo forte a vigilare e ad agire affinché le condizioni che hanno portato quei giovani a combattere e morire non si ripresentino più. Sembra retorica. Ma l’oggi che stiamo vivendo, per molti aspetti, ci rimette davanti a posizioni ideologiche che pensavamo essere state superate e cancellate dagli avvenimenti che qui ricordiamo. E la guerra è presente come scenario tutti i giorni nelle cronache dei telegiornali, certo non in Europa. Ma perché accettare la distruzione di vite e di beni come un fatto inevitabile?
guerra fredda
Rivediamo i tre grandi (Churchill, Trumann, Stalin) riuniti a Postdam in occasioine della famosa dichiarazione. L’immagine che li accompagna è riferita a un momento di pausa nelle trattative sul come trattare la Germania nell’immediato dopoguerra. Perché porre questo tema per introdurre il concetto di guerra fredda? Perché la cosiddetta guerra fredda ha preso l’avvio proprio in relazione al che fare con la Germania. Nella dichiarazione di Postdam (discussa dal 17 luglio al 2 agosto 1945) si fa tra l’altro riferimento al fatto che l’URSS avrebbe potuto prelevare il 10 per cento delle industrie tedesche nei territori da lei occupati a titolo di riparazione di guerra. Il 10 per cento perché si riteneva che la Germania in tempo di pace non avrebbe dovuto averne bisogno al fine di generare una economia in grado di ripartire. I sovietici cominciarono subito ad attuare il prelievo di strutture industriali dai territori occupati.
Nei primi mesi del 1946 si evidenziò con chiarezza la complessità dei rapporti tra gli alleati e la impossibilità di accordi praticabili in relazione alla gestione della economia tedesca. Era il fallimento di Postdam. Ed è sulla questione delle riparazioni che i rapporti con l’URSS entrarono in crisi. L’Unione Sovietica rifiutò di rendere pubblici i valori relativi ai prelievi eseguiti. Qui inizia la guerra fredda. Le immagini successive mettono in evidenza alcuni aspetti e fatti successivi che rientrano in questo tema: l’esigenza di comunicazioni militari sempre più veloci e di dettaglio, comunicazioni sostenute da continui progressi tecnologici, poi, in Occidente, riversatisi sul mercato civile (le telescriventi).
In questa fase iniziano consistenti processi di riarmo: le immagini che vedete sono semplicemente a simboleggiare il fatto che i diversi paesi nelle alleanze contrapposte dedicano ingenti risorse economiche alla produzione di strumenti di distruzione e il motto attivo può essere considerato ancora quel uniti contro. I costi economici? Enormi.
La guerra di Corea che nel 1950 vide gli USA impegnati al fianco della Corea del Sud in un’opera di contenimento del regime comunista che si era affermato nella Corea del Nord. Qui facciamo solo questo accenno per dire che lo scacchiere è il mondo intero.
Wiston Churchill è stato il primo a proclamare la necessità di giungere agli Stati Uniti d’Europa (Zurigo, 19 settembre 1946). Nel dopo guerra questo è stato uno dei suoi obiettivi politici. Nel dicembre 1946 fondò in Inghilterra il United Europe Mouvement. Ma il percorso che porta all’Europa passa anche attraverso l’iniziativa americana che ha visto nel generale, ma poi ministro degli esteri (segretario di Stato), George C.Marshall il protagonista appoggiato senza tentennamenti da Truman che vediamo firmare nel 1948 il Foreing Assistance Act. Il piano Marshall venne concepito non solo come un piano contro la povertà europea determinata dalla guerra, ma anche come un piano per impedire in Europa il dilagare dei movimenti comunisti che dal punto di vista anche di Churchill potevano proprio fare leva sulla grande povertà diffusa per cercare di espandersi nei paesi dell’Occidente europeo. Non solo soldi, ma idealità. E dato che comunque restava al centro il problema dei rapporti tra la Germania e gli altri paesi e in particolare con la Francia, ecco che venne formulata l’idea di istituzioni europee per regolare tutti questi rapporti cominciando da quelli più difficili:quelli tra Francia e Germania. Ricorderete che alla fine della prima guerra mondiale il problema centrale, da risolvere, fu quello dei rapporti tra Francia e Germania e che la strada allora tentata fu l'occupazione francese della Ruhr. Il problema alla fine della seconda guerra mondiale, quello più spinoso da risolvere fu appunto questo, come vincolare a un cammino comune Francia e Germania? Vi erano comunque i segni di un cambiamento di rotta e un simbolo di questo può essere considerato il Salone di Ginevra dell'auto: novità come la 500 C della Fiat è uno di questi simboli. Auto piccole a prezzi accessibili ad una platea di pubblico ben più vasta di quella anteguerra. Comunque i protagonisti della nuova stagione europea sono sicuramente l’italiano De Gasperi, il tedesco Adenauer (che auspicava una completa unione tra Germania e Francia) e il francese Schumann.
Ma per capire come fu possibile questo cammino bisogna mettere nel conto l’esperienza del Benelux.
I governi in esilio di questo fazzoletto di terra costituito dal Lussemburgo, dal Belgio e dai Paesi Bassi, durante l’anno 1944 stabilirono un accordo di costituzione di una unione doganale che entrò in vigore a tutti gli effetti nel 1948. Questi paesi avevano stabilito comuni tariffe doganali verso il resto del mondo. Nel 1958 completarono il loro trattato per ottenere una piena integrazione economica dei tre paesi. Questo accordo fu ratificato nel 1960. Perché il Benelux è importante? Perché è stato il modello su cui poi si costruiranno i Trattati di Roma. Protagonista a più riprese della vicenda Benelux e poi della vita delle prime istituzioni europee è stato il belga Henri Spaak (primo ministro del Belgio a più riprese - 1938-1939, 1946, 1947-1949 – e quindi impegnato a livello internazionale (ONU, e NATO) promotore del Consiglio d’Europa nel 1949) Insieme a Spaak vediamo nell’immagine di fianco una riunione a cui hanno partecipato rappresentanti del Benelux, della Francia e dell’Inghilterra con un importante ordine del giorno: verificare la possibilità di istituire una divisa (moneta) comune. E siamo all’inizio degli anni ‘50. Da sinistra sono René Mayer (Francia), Gaston Eyskens (Belgio), Pierre Dupong (Lussemburgo) Sir Stafford Cripps (Gran Bretagna), Pieter Lieftinck (Paesi Bassi).
Robert Schuman (allora ministro degli esteri della Francia) il 9 maggio 1950 presentò al mondo una nota a cui il suo gruppo di lavoro aveva dedicato la massima attenzione. POssiamo dire che allora attraverso il riferimento all'unione delle nazioni europee a cui il documento fa riferimento cominciava il cammino che ha portato al motto attuale dell'Unione Europea. Uniti nella diversità. Il cuore dei problemi europei, di questa Europa che si era andata industrializzando e che, alla fine della guerra, doveva ricostruire le proprie industrie era la questione del carbone e dell’acciao. Era una questione annosa a cui i vari governi, anche quelli dei paesi più piccoli come il Lussemburgo, avevano dato risposte miranti a tutelare la propria economia a fronte della pressione proveniente dai paesi più vicini. L’approccio storico – parliamo di Francia e Germania - era stato quello della divisione, non della cooperazione (anche se ovviamente ci sono esempi diversi che testimoniano un capitalismo europeo piuttosto che un capitalismo tedesco o francese). Il piccolo Lussemburgo già alla fine dell’Ottocento aveva deliberato di far crescere l’industria del ferro nel proprio territorio piuttosto che permettere alla Germania di sfruttare le miniere per lavorare la materia prima sul proprio territorio. I rapporti tra Francia e Germania presentavano seri motivi di concorrenza tra i due paesi: gli industriali francesi non potevano non riconoscere che le industrie tedesche riuscivano a produrre acciai migliori a prezzi più bassi di quanto fossero in grado di fare i francesi. Negli anni del secondo dopoguerra i problemi erano ancora tutti lì. Jean Monnet (1888-1979) è certamente l’artefice degli accordi che porteranno alla costituzione della CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio). Ne fu il presidente fino al 1955. Vediamo uno dei momenti della cerimonia di firma del trattato istitutivo mentre la cartina ribadisce il fatto che i paesi che si uniscono per la gestione del carbone e l’acciaio sono il Benelux e Germania, Francia e Italia. L’Italia che in quel periodo è governata ancora, per poco, da Alcide De Gasperi (dovrà lasciare nel 1953). De Gasperi è certamente uno dei costruttori dell’Europa avendo a cuore oltre la CECA anche la CED. La CECA è il realizzarsi di un primo passo secondo il modello funzionalista sostenuto da Monnet:
“ L'Europe ne se fera pas d'un coup, ni dans une construction d'ensemble, elle se fera par des réalisations concrètes créant d'abord une solidarité de fait ”. E Schuman il 9 maggio 1950
Monnet può essere considerato anche il padre dell’Euratom, nel senso che è stato lui a lanciare la proposta iniziale con la collaborazione attiva di Paul Henry Spaak. Queste idee vennero discusse a Messina (1 e 2 giugno 1955) sotto la presidenza di Scelba (presidente del consiglio italiano e Martino, ministro degli esteri: gli italiani si allearono ai rappresentanti del Benelux e della Germania che chiedevano una integrazione orizzontale delle economie europee.
Le discussioni di Messina si conclusero con un accordo che prevedeva la costituzione di una organizzazione per la gestione dell’energia atomica e di un mercato comune da realizzare a tappe. A Venezia il 29-30 maggio del 1956 si prese in esame il rapporto steso faticosamente dal comitato che era stato formato (presidente Spaak) per definire i termini del progetto. I ministri degli esteri dei sei paesi a Venezia decisero di tenere separate le due organizzazioni Euratom e CEE. Si decise pertanto di predisporre due trattati diversi. Incaricato del compito per il trattato CEE fu il belga Spaak che con il comitato lavorò ininterrottamente (nel castello di Val Duchesse).
Nel definire la base degli accordi il comitato presieduto da Spaak dovette superare le obiezioni francesi che ponevano il problema della agricoltura e dei paesi africani legati ancora alla Francia. Con la mediazione italiana si giunse finalmente alla definizione degli accordi e alla firma degli stessi a Roma, in Campidoglio. Era il 25 gennaio 1957.
I Trattati di Roma istituivano la CEE.
Quale la sua struttura?
Consiglio dei ministri (CEE, EURATOM, CECA)
Tre esecutivi, uno per organizzazione: una Commissione di nove membri per la CEE, una Commissione di cinque membri per l’Euratom, una Alta Autorità di cinque membri per la CECA.
L’Assemblea comune di 142 parlamentari eletti dai Parlamenti nazionali.
Una Corte di Giustizia (nove membri) per dirimere le controversie relative alla applicazione dei Trattati.
E la rivoluzione industriale?
Cominciò a muoversi nel senso determinato dalla nuova realtà delle istituzioni europee, attraverso la mediazione dello stato ... ma ancora le aziende stavano lavorando con l'organizzazione del lavoro tipica della guerra. Occorreva abbassare i costi il più possibile e lo si fece aumentando il numero dei pezzi prodotti lavorando giorno e notte. A vendere ciò che si produceva si sarebbe pensato dopo. Finché c'era la ricostruzione andava bene, come in guerra: anche nel periodo della ricostruzione e dell'espansione, il problema era produrre il più possibile.