Giulio Pirovano Uniti nella diversità L’Europa sulla scena del mondo 1
lezione 2
Bisogna ricordare qui di nuovo il motto attuale dell'Europa uniti nella diversità: dopo la prima guerra mondiale alcuni protagonisti hanno lavorato in quella direzione giungendo alla creazione della Società delle Nazioni. Bisogna chiederci che cosa non ha funzionato, dato che nel giro di appena venti anni si giunse alla seconda guerra mondiale.
Dobbiamo anche chiederci come mai il periodo che prenderemo in esame vide il trionfo dei totalitarismi di fronte a democrazie in difficoltà.
Wilson, Clemenceau, Lloyd George. Sono sicuramente i grandi protagonisti della stagione che ha portato alla fondazione della Società delle Nazioni (League of Nations). In particolare però è stato il presidente degli Stati Uniti con la sua carica di idealità, lontano dai criteri della politica di potenza sempre perseguita dagli stati europei, a determinare con i suoi 14 punti, il carattere di questa nuova istituzione politica a cui però gli USA decisero di non partecipare a dispetto della volontà del loro presidente.
Il 25 gennaio 1919, dice la stampa di lingua inglese che celebra l’avvenimento, sono stati accettati i quattordici punti del presidente Wilson… e sotto si mostra la foto ricordo che celebra il fatto che il 10 gennaio 1920 si tenne la prima assemblea della Società che ratificò i trattati di Versailles. La vita della Società delle Nazioni, nonostante l’assenza americana e la mentalità europea è stata intensa: la sede definitiva della Società, dopo un breve periodo inglese fu stabilita nella cittadina svizzera di Ginevra in Palazzo Wilson.
1925 - In ottobre, l’Assemblea della SDN adotta il “Protocollo di Ginevra”. Questo documento, mai applicato, prevedeva che in caso di litigio gli Stati si sarebbero sottomessi a un arbitrato invece di ricorrere alla guerra.
1926 – La Germania entra a far parte della SDN. (vedi Timeline Lega delle Nazioni http://worldatwar.net/timeline/other/league18-46.html).
1929 - Il 7 settembre, si dà il via alla costruzione del Palazzo delle Nazioni. La SDN vi s’insedierà nel 1936, dopo avere lasciato il Palazzo Wilson. Il suo Consiglio si riunirà per l’ultima volta nel dicembre 1939, dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale. Il ciclo della società delle Nazioni è riassunto in questa mappa dove la politica di potenza costituisce la vera logica unificante usata dagli stati e quindi il fallimento dell'azione della SDN stessa perché è questo in ultima analisi che ha determinato anche l'evoluzione della Germania da Repubblica di Weimar a stato dominato dai nazisti.
Il conte Koudenhove Kalergi è il fondatore della Unione Paneuropea. Il simbolo di questo movimento ci richiama a una serie di questioni che sono riemerse in parte in occasione della discussione sul progetto di trattato internazionale per una costituzione dell’Unione Europea. Mi riferisco alla radici cristiane d’Europa. Tali radici, in questo simbolo del movimento paneuropeo, sono chiaramente evocate dalla croce che, tuttavia, come si vede nell’immagine che vi propongo, evoca anche concetti che hanno a che fare con la civiltà romana, mentre l’azzurro del fondo dovrebbe evocare il colore della pace e il sole giallo Apollo, il dio greco simbolo della ragione. Il simbolo poi viene rivisitato dopo la ricostituzione della Associazione e in particolare dopo la fondazione della Comunità europea.
Negli anni '20 diversi intellettuali hanno manifestato idee di unione confederativa dell'Europa come mezzo per evitare nuove guerre. Nella storia del movimento paneuropeo sono anni fervidi di iniziative. Coudenhove aveva una visione ampia, guardava lontano. Nel 1927 della Unione Paneuropea divenne presidente il ministro degli esteri francese Aristide Briand.
Briand nel 1929, dalla tribuna della Società delle Nazioni, in un famoso ed appassionato discorso, il 5 settembre, propose la costituzione di una Federazione europea fondata sul principio della "unione" e non dell'unità, volendo cioè affermare che gli stati dovevano comunque sussistere senza rinunciare alla propria sovranità. Ma Briand morì nel 1932 senza avere la possibilità di portare a compimento il suo progetto. L'idea di Briand quindi può essere considerata una anticipazione di quel uniti nella diversità che costituisce il motto attuale.
La associazione fondata dal conte austriaco Richard Coudenhove-Kalergi è ancora attiva essendosi ricostituita nel 1954. Dal 1973 è stata presieduta da Otto d'Asburgo, figlio dell'ultimo imperatore d'Austria e Ungheria (attualmente egli ne è il presidente onorario).
Briand e Streseman sono stati i protagonisti alla fine degli anni ’20 di una stagione di speranze basata sulla cooperazione tra i due stati, Francia e Germania, divisi da secoli di lotte e uniti da una frontiera in perenne movimento. Perché questo sogno non si è realizzato: non solo per la morte prematura dei più ardenti architetti di esso, ma per una ragione più profonda. Non erano riusciti a incidere nella logica della rivoluzione industriale allora in atto: il mito, la logica della politica di potenza rimaneva intatta. La politica di potenza non è altro che la versione internazionale della logica del più forte. Hanno fallito nella loro missione perché non sono stati in grado di modificare il principio di unificazione della rivoluzione industriale.
La copertina del Time del 6 agosto del 1923 è dedicata a Mussolini: presenta una interpretazione del personaggio che vorrei definire premonitrice. Vediamo un uomo con una espressione e un atteggiamento che suscitano dei sentimenti di timore, sembra un pazzo, un uomo iroso pronto a esplodere in qualsiasi momento, e ancora un avventuriero.
Sentimenti. Sentimenti che verranno coltivati nella gente italiana con una attenta regìa che si esprimerà durante il ventennio nelle manifestazioni di massa a cui il regime frequentemente ricorrerà come strumento per costruire l’opinione pubblica. Ma cosa è stato il fascismo? Cosa vuol dire totalitarismo? Vuol dire che lo Stato pretende di essere il padrone assoluto della vita dei cittadini, vuol dire che il capo viene mitizzato, è l’Esempio a cui tutti devono guardare. Tutti sono ai suoi ordini. Mentre nello Stato liberale il cittadino è difeso dallo Stato che ne riconosce i diritti e li pone alla base della propria realtà, del proprio diritto positivo che vuole affermare il diritto naturale dei propri cittadini, nello Stato totalitario fascista (e non solo) lo Stato possiede la vita dei cittadini che norma attraverso l’imposizione del proprio diritto positivo, disconoscendo qualsiasi diritto naturale. Questa è l’essenza del fascismo.
La propaganda pone alla attenzione dei cittadini-sudditi immagini che trasformano il capo in un gigante, l’Italia è finalmente un impero! L’impero è reso possibile dalla militarizzazione della nazione, militarizzazione che viene perseguita sistematicamente attraverso l’educazione dei bambini che sono balilla per diventare avanguardisti e alla fine del percorso cittadini mobilitabili. Il capo esalta la massa con la parola e con i gesti (notare la somiglianza di questo gesto con quello del milite con la baionetta e il tricolore della monarchia! – in uno dei cartelli dedicati al nazionalismo).
I figli d’Italia sono tutti, anche gli orfani, a cui il regime dedica la propria attenzione. L’orfano deve mantenere il ricordo dell’eroismo paterno, e giungere ad emularlo nell’ombra del fascio. La massa è comunque protagonista. Non ci sarebbe un capo senza una massa. Ipotizziamo allora il ciclo capo-massa: la logica ispiratrice, che viene messa in campo , è comunque la volontà di potenza che era stato normalmente il paradigma dell'azione internazionale degli stati europei, anche delle democrazie (in particolare Gran Bretagna e Francia).
Nel mese di ottobre 1925 una conferenza internazionale si riunisce a Locarno. Si concluderà con la firma di diversi accordi, fra cui il Patto renano, che garantiva le frontiere franco-tedesche e tra Germania e Belgio. L’immagine ci presenta un documento storico: la fotografia in cui si intravvedono i vari protagonisti firmata dagli stessi.
Si parla di clima di Locarno, un clima di collaborazione in cui un sostanziale accordo tra Gran Bretagna, Francia e Italia permette di tranquillizzare le ansie francesi in relazione alla Germania. Mussolini svolge un ruolo significativo, si pone come garante della sicurezza francese sul versante meridionale e ne darà prova qualche anno più tardi, quando risponderà in modo deciso alle prime avance hitleriane in rapporto all’Austria.
Hitler è il capo alla cui ombra crescono altri campioni di quel male assoluto che è stato il nazismo (che è il nazismo).
Goebbels, Goering, Himmler sono i nomi più in vista di quella gerarchia del terrore. Ma è certamente il capo, Hitler, ad esprimere tutto il senso di quel Führerprinzip di cui è in effetti il portatore. Anche in questa seconda immagine che ci presenta Hitler in mezzo ad alcuni nazisti possiamo distinguere dei tratti che ci suscitano sentimenti, sentimenti analoghi a quelli provati di fronte alla copertina di Time dedicata a Mussolini. Avrete notato che qui Hitler, a differenza dei suoi fedeli, non porta la svastica, divenuta simbolo del suo partito. La svastica, presente in contesti religiosi antichi, qui esprime una volontà di dominio su tutto il mondo. Le masse sono anche per il nazismo una conditio sine qua non. Le grandi manifestazioni si susseguono con scenografie imponenti, anche se il partito nazista controlla la gente tramite la polizia segreta, il partito nazista non diverrà un partito di massa alla stregua di quello fascista. Il controllo dell’opinione pubblica è attuato con tutti i mezzi, con la propaganda che mette in primo piano il ruolo dei militari nel loro rapporto con il mondo del lavoro e con il terrore. Il terrore è lo strumento principe utilizzato dai totalitarismi per sottomettere la gente, trasformata in masse plaudenti.
Bisogna considerare rapidamente le premesse che possiamo leggere attraverso i simboli della repubblica spagnola formatasi dopo una esperienza dittatoriale (i De Rivera): il manifesto del sindacato contro l’analfabetismo ci dà testimonianza di una realtà sociale ancora debole a causa della mancanza di uomini in grado di reagire adeguatamente al predominio delle classi dei ricchi proprietari terrieri. La lotta all’analfabetismo è una lotta per la libertà che il manifesto evoca con l’invito a spezzare le catene, le catene dell’ignoranza sono anche le catene dello sfruttamento. La guerra civile spagnola scoppia nel 1936. Alle elezioni politiche di febbraio le forze di sinistra tornano al governo, grazie al primo esperimento di Fronte popolare. Il 18 luglio però la situazione precipita: alcune guarnigioni militari insorgono contro il governo repubblicano ("alzamiento") e il generale Franco sbarca sul suolo nazionale con le truppe coloniali, dal Marocco. È l’inizio della guerra civile, con pesanti ripercussioni anche sul piano internazionale. Sarà infatti la prova generale della seconda guerra mondiale perché il conflitto vede impegnate a sostegno delle due parti in lotta da un lato Urss, Messico e, a fasi alterne, Francia (in favore dei "repubblicani"), e dall’altro Italia, Germania e Portogallo (in favore dei "nazionalisti"). Le immagini ci aiutano a ricordare alcuni fatti: i nazionalisti vedono in Franco un capo autoritario in grado di stabilire rapporti paritari con i dittatori che in quella fase avevano in mano il destino d’Europa, Hitler e Mussolini. Gli aerei che vediamo qui, impiegati nella guerra civile dalle forze franchiste, sono i G50 prodotti dalla Fiat e forniti a Franco dall’Italia fascista, mentre sul fronte internazionale i combattenti comunisti si ritrovano a essere divisi: il manifesto che invita a un partito unico è testimonianza delle profonde divisioni esistenti che sfoceranno di fatto in una guerra comunista nella guerra civile: trozkisti e stalinisti si combatterono ferocemente e alla fine prevalsero gli stalinisti. Ma prevalsero anche i nazionalisti e l’esperienza repubblicana ebbe fine. La cartina mette in evidenza le varie fasi del conflitto civile. Tutte le guerre provocano distruzioni. La guerra di Spagna è stata il teatro di numerose prove: le tecniche di bombardamento aereo vengono sperimentate dall’aviazione tedesca e ne vediamo i risultati. È emblematica l’immagine della madre con il figlio in braccio in mezzo alle macerie di quella che forse era la sua casa. E la vecchia. Poi l’artista – Picasso – celebra con la sua opera l’orrore della guerra. Diventa una icona moderna della disperazione e della privazione di senso. Ma c'è qualcosa di strano... sì questa che vedete è una falsificazione contemporanea, i gruppi musicali a cui fa riferimento non centrano nulla con "Guernica" ma questa cosa ci proietta per un momento a considerare il fatto che anche la memoria di fatti orribili può essere tradita fino al punto di trasformarla in elemento pubblicitario a favore di gruppi che nulla hanno a che fare con gli eventi di riferimento. Diventa una affermazione retorica. Allora che cosa rimane della memoria autentica?
Franco fu un capo spietato con i nemici (centinaia di migliaia le vittime del suo regime) ma amato dai suoi sostenitori. Avendo avuto l’intelligenza di non entrare nella seconda guerra mondiale, potè rimanere al potere fino alla morte naturale.
Due sono stati i tentativi di Hitler di includere l’Austria nel territorio della grande Germania. Il primo venne respinto sul nascere da Mussolini, il secondo invece iniziò, secondo alcuni, di fatto, la seconda guerra mondiale, andando così ad allargare il concetto di strana guerra, tanto caro ai francesi. La inclusione dell’Austria venne preparata dai nazisti con precisione e venne attuata rapidamente una volta deciso di agire in presenza di una situazione internazionale ormai profondamente modificata dalle vicende italiane che avevano visto l’allontanamento di Mussolini da Gran Bretagna e Francia a causa dell’avventura etiope. La inclusione dell’Austria venne preparata anche all’interno del Paese dall’azione determinata dei nazisti austriaci che non esitarono ad assassinare il cancelliere Dollfuss (25 luglio 1934) – senza contare i sostenitori del cancelliere che fecero la stessa sua fine.
In quattro anni, dal 34 al 38, i nazisti riuscirono ad avere il sopravvento e nel 1938 con Arthur Seyss-Inquart cancelliere filonazista che, succeduto rapidamente a Kurt Schuschnigg, con le istruzioni ricevute per telefono da Hermann Goering, aprì le frontiere del paese alle truppe tedesche permettendo l'"Anschluss" dell'Austria al grande Reich. Fu condannato a morte al Processo di Norimberga nell'ottobre del 1946. Le immagini ci aiutano a capire: la geografia è importante. La regione austriaca è a sud della Cecoslovacchia che si trova contenuta nel catino dei Sudeti. Acquisire il controllo dell’Austria da parte nazista significava porre le premesse per quello che venne raggiunto con il passo successivo, l’occupazione dei Sudeti e quindi la conquista, a quel punto facile di tutte le due regioni ceca e slovacca. La cartina che illustra la dislocazione degli stati rende evidente questo fatto. Sul piano delle immagini fotografiche vediamo due testimonianze. Il momento dell’apertura di una barra confinaria da parte di forze di polizia e una manifestazione militare nazista in una cittadina austriaca.
Sancisce il fallimento della politica inglese voluta dal Chamberlain (divenuto primo ministro nel 1937) e il ruolo ormai profondamente mutato di Mussolini, ormai spinto verso Hitler dalla esigenza di compensare in qualche modo la crisi dei rapporti con Gran Bretagna e Francia determinata dalla guerra etiope.
Il 30 settembre 1938 venne raggiunto un accordo nella capitale bavarese tra i rappresentanti di Germania (Hitler), Gran Bretagna (N. Chamberlain), Francia (E. Daladier) e Italia (Mussolini), che consentì ai tedeschi di occupare (1-10 ottobre) il territorio cecoslovacco abitato dalla forte minoranza tedescofona dei Sudeti. La regione fin dal 1933 era oggetto di rivendicazioni territoriali dei nazionalsocialisti, miranti a riunire tutte le popolazioni di lingua e tradizioni tedesche in un unico stato. L'esplicita minaccia di Hitler (12 settembre 1938) di procedere all'annessione violenta dei Sudeti e il montare della tensione internazionale spinsero Mussolini a farsi promotore dell'incontro di Monaco, dove non furono invitati i dirigenti cecoslovacchi, diretti interessati. Il cedimento di britannici e francesi alle pretese naziste in nome dell'appeasement provocò in Hitler la convinzione che le potenze occidentali non avrebbero scatenato un grave conflitto di fronte ad altre espansioni del Terzo Reich, mentre presentò il duce italiano come salvatore della pace e contribuì ad avvicinare l'Urss ai tedeschi (successivo accordo dell'agosto 1939). Il compromesso si rivelò fragile, poiché l'intera Cecoslovacchia fu poi occupata dalla Germania nel marzo 1939. La fotografia da satellite ancora una volta ci fa vedere la conformazione dell’area mentre la cartina tematica evidenzia la presenza di popolazione di lingua tedesca nei Sudeti, catena montuosa politicamente parte della Cecoslovacchia: sulle pendici dei Sudeti, tutte parallele alla linea di confine, lo Stato cecoslovacco aveva predisposto da tempo una linea difensiva definita da qualcuno come la Maginot dei Sudeti . Ciò significa che se non si fosse imposta la linea dell’appeasement voluta da Chamberlain, che considerava la Cecoslovacchia come un Paese lontano e privo di interesse per la Gran Bretagna, un Paese quasi sconosciuto, i nazisti avrebbero avuto difficoltà se avessero provato a usare l’esercito per conquistare la Cecoslovacchia.
È una espressione particolarmente cara ai francesi. Dopo la conquista della Polonia ( 3 septembre 1939 ) da parte delle truppe naziste la Francia dichiarò guerra alla Germania. La “ drôle de guerre ” durò nove mesi fino al dilagare nella pianura francese delle truppe naziste nel maggio del 1940 .
Danzica è tedesca dice il manifesto nazista. E i soldati francesi sono di ramazza nella linea Maginot in attesa di uno scontro diretto che non sembra preoccupare più di tanto: in altre immagini si possono vedere gruppi di giovani soldati in posa. Sorridenti. Le cose cambiano quando i generali francesi si accorgono di non aver fatto i conti con la storia. I nazisti ripetono la manovra iniziale della prima guerra mondiale, invadono il Belgio per aggirare la linea Maginot, passare attraverso le Ardenne e arrivare a Parigi in meno di cinque giorni. E dire, e i francesi lo notano, che l’idea di guerra lampo è una idea predicata dal giovane generale francese De Gaulle che rimane inascoltato e quando gli stati maggiori riescono a pensare che forse il giovane aveva ragione a voler intervenire subito con i suoi carri armati, è troppo tardi e gli si dà l’ordine di rendere inservibili i suoi mezzi e di cercare scampo in Gran Bretagna.
I 1500 carri panzer tedeschi sono già quasi a Parigi. Poi c’è anche il disastro di Dunkerque (il 26 maggio). La battaglia di Francia è persa. La strana guerra è proprio finita. Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra (ne diremo alla prossima lezione). Il 14 giugno Parigi è occupata mentre il 16 giugno 1940 il maresciallo Pétain diventa presidente del consiglio e chiede l’armistizio che sarà firmato il 22 giugno 1940 sul famoso vagone dell’ 11 novembre 1918, a Rethondes. Diventerà effettivo il 25 giugno. La cartina ci dice come venne definita la zona controllata dal governo di Vichy, il sud della Francia. Il nord e l’est del Paese si trovano sotto il diretto controllo delle armate naziste. Possiamo dire che questa fase del Novecento si chiude all'insegna del motto uniti contro, il contrario di quanto auspicato da coloro che avevano lavorato per l'ideale di una Unione Europa.